Il caffè arabo

Caffè e territorio

Il mondo arabo e il caffè sono legati da una storia lunga e antica. Come sappiamo, la pianta del caffè nasce in Africa, precisamente in Etiopia, ma è solo grazie agli arabi che il caffè si diffonderà nel mondo. Molti sostengono che perfino il nome della bevanda derivi dalla parola araba qahwa, che significa vino. Altri invece ritengono che derivi dalla regione etiope (Caffa) nella quale è nata la pianta. Al di là di questa querelle, comunque, è indubbio che nel mondo arabo il caffè riveste un ruolo centrale. A Dubai come in Giordania, in Arabia Saudita e nel resto della penisola araba, la celebre bevanda viene consumata quotidianamente e con una precisa ritualità.

Caratteristiche e storia

Il caffè arabo ha caratteristiche specifiche. Si tratta di un tipo di caffè ottenuto dai semi di coffea arabica. Viene coltivato ad un'altezza compresa tra 1000 e 2000 metri e rappresenta circa il 60-70% dell'industria caffeicola nel mondo. Gli arabi furono i primi, nel XIV secolo, a tostare i semi della pianta. Già due secoli dopo, nel 1600, il caffè divenne così la bevanda più diffusa dell’Islam. Successivamente, i turchi, con le loro conquiste, lo portarono anche in Europa, dove si diffuse in modo capillare nella seconda metà del 1600.  Nei Paesi che compongono la penisola arabica esistono diverse varianti, ma tendenzialmente il caffè arabo è nero, forte e speziato, soprattutto con il cardamomo. La preparazione del caffè segue una ritualità molto affascinante ed elaborata, per il procedimento e per gli strumenti utilizzati.

Una tradizione importante

Il caffè è entrato profondamente nella cultura araba, costituendo un elemento fondamentale della tipica ospitalità mediorientale. Esso simboleggia generosità e accoglienza e viene servito seguendo un'etichetta precisa. I chicchi vengono tostati, macinati e insaporiti con il cardamomo. La bevanda di solito non viene  zuccherata e si accompagna con dolci, datteri o frutta secca per contrastarne il sapore amaro. Il caffè viene preparato con una speciale caffettiera chiamata dallah. Si tratta di una specie di brocca in metallo con coperchio e beccuccio, nella quale si fa bollire il caffè. Ci sono tre tipi di dallah: dallat al khamrah (per bollire caffè e cardamomo), dallat al talgeemah (per filtrare il caffè) e dallat al mazalah (per servire il caffè). Il caffè arabo viene consumato prevalentemente in casa. Il rituale prevede che chi lo serve tiene il dallah con la mano sinistra e la tazzina con quella destra. La tazza va riempita poco, non deve superare la metà. L'ospite o il commensale più anziano va servito per primo. Si deve bere almeno una tazza, come segno di apprezzamento dell'ospitalità, ma non più di tre.

Le versioni del caffè arabo

Il caffè arabo è preparato in diverse varianti. Il caffè della penisola arabica è tipico di alcune aree dell'Arabia Saudita. Qui il caffè è più amaro ma più speziato, con l'aggiunta di spezie come zafferano, chiodi di garofano e cannella. A volte, viene aggiunto un po' di latte evaporato per rendere il colore più chiaro.  Nell'Arabia settentrionale viene preparato un caffè noto come qahwah shamālia (caffè del Nord), in Giordania chiamato anche "caffè dei beduini". Ha un colore più scuro e richiede maggior tempo per la preparazione. In Palestina e tra i beduini è diffuso un caffè chiamato qahwah sadah (ossia caffè normale), non zuccherato e dal colore scuro. In Libano il caffè ha un sapore forte e un colore praticamente nero. È composto da un mix di fagioli biondi e scuri tostati e viene preparato in una caffettiera a manico lungo chiamata rakwe. Viene versato in tazzine decorate chiamate finjān. 

Al di là delle piccole varianti, il caffè arabo è un elemento tipico della cultura araba. Per tale ragione, gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, il Sultanato di Oman e il Qatar, nel 2015, hanno inserito il caffè arabo nella Lista dei rappresentanti del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO. 

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