Il caffè sospeso
“Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per se stesso ed uno per qualcun altro. È come offrire un caffè al resto del mondo”. Così scriveva l'indimenticato intellettuale napoletano, Luciano De Crescenzo, a proposito del caffè sospeso, al quale dedicò un suo libro. Un'usanza che racchiude tutta la generosità e l'apertura dei napoletani, oltre a testimoniare il loro infinito amore per il caffè. Un gesto piccolo ma umano, solidale, che nasce a Napoli nella prima metà del '900, in un'epoca ancora lontana dall'individualismo della società consumistica.
In cosa consiste?
Ordinare un caffè sospeso (o caffè pagato) significa chiedere un caffè e pagarne due. L'altro rimane appunto sospeso, in attesa che una persona bisognosa entri nel bar bevendolo gratis. In poche parole, si offre un caffè a qualcuno che non si conosce e non può permetterselo e che potrà godere di quel gesto di generosità e altruismo.
Una tradizione napoletana
Sulle origini di questa tradizione ci sono differenti versioni. La più accreditata colloca la nascita del caffè sospeso durante la Seconda guerra mondiale. In quell'epoca difficile, per via della crisi e della tanta povertà, c'era chi pagava un caffè in più anche per chi non poteva permetterselo. Un'altra ragione del caffè sospeso la spiegò lo scrittore e attore Riccardo Pazzaglia. Quest'ultimo scriveva che questa tradizione nacque non per solidarietà bensì per un'esigenza di "pacificazione". Quando i gruppi di amici discutevano su chi doveva pagare il conto, infatti, si decideva di dividerlo equamente, ma pagando un caffè in più per uno sconosciuto. C'è anche un'altra versione, meno probabile ma curiosa, secondo la quale tutto nasce dalla...confusione. Quando, in presenza di comitive di persone, il barista sbagliava e segnava per errore un caffè in più, i clienti lo lasciavano sospeso per qualcuno che non potesse permetterselo. Qualsiasi sia l'origine, comunque, questa tradizione nata nella prima parte del Novecento, si perse gradualmente. Grazie proprio a Pazzaglia e De Crescenzo è tornata in voga e nel tempo si è diffusa sempre di più.
Oltre Napoli, oltre il caffè
Il caffè sospeso, infatti, ha oltrepassato Napoli, venendo riproposto in tante altre città italiane e anche all'estero. Dall'Argentina agli Stati Uniti, questa usanza è diventata celebre, al punto da essere raccontata in un articolo del New York Times. La bellezza di questo anonimo gesto solidale ha colpito tutti e spinto anche più in là. Non soltanto il caffè: sono nate anche altre usanze, come la pizza sospesa, i libri o gli abiti sospesi. Una bellissima catena solidale frutto dell'originaria generosità dei napoletani. A Napoli, peraltro, esisteva già una pratica simile, ossia l’acino di fuoco. Si trattava di un tizzone che veniva preparato e poi lasciato acceso per gli altri, in modo che non sprecassero i fiammiferi.
Il caffè sospeso: dal cuore di Napoli, una tradizione che ha toccato il cuore del mondo.