Il mercato del caffè e il successo del made in Italy

Chicche di caffè

Recentemente, l'Area Studi Mediobanca ha pubblicato un'indagine dedicata all'industria mondiale del caffè, con particolare focus sulle imprese italiane. Lo studio prende in esame il mercato internazionale del comparto del caffè ed aggrega i dati economico-finanziari, per il triennio 2019-2021, di 49 player nazionali. Player che fatturano complessivamente 5,8 miliardi di euro (fine 2021), esportano il 55,5% delle vendite e hanno 13.609 dipendenti. Da questo studio emergono moltissimi dati interessanti, che fotografano positivamente il settore e l'attività delle realtà italiane, in particolare quelle meridionali e insulari. Come Caffè Barbera. 

L'industria mondiale del caffè: numeri in crescita

Il mercato mondiale del caffè torrefatto nel 2022 vale circa 120 miliardi di dollari. Il consumo annuo è pari a 170,8 milioni di sacchi da 60 kg, che equivalgono a 3,1 miliardi di tazzine bevute ogni giorno in tutto il mondo. Una quantità che, nei prossimi anni, secondo le previsioni di Area Studi Mediobanca, è destinata a crescere, con una percentuale compresa tra 1% e 2%. Un incremento che porterebbe il consumo fino a circa 208 milioni di sacchi nel 2030, equivalenti a 3,8 miliardi di tazzine al giorno. Nonostante la presenza di multinazionali, la produzione mondiale di caffè torrefatto è abbastanza frammentata. I primi dieci produttori al mondo rispondono a poco più del 35% della domanda mondiale. Tra le tante varietà di caffè, solo due hanno rilevanza commerciale: l’Arabica e la Robusta. Nel 2022 l’Arabica ha rappresentato il 56,2% della produzione mondiale, ma in questi anni è la qualità Robusta ad aver accresciuto maggiormente la propria influenza. La Robusta, infatti, è passata dal 39,2% del periodo 2012/2013 al 43,8% del periodo 2021/2022. Un exploit dovuto sia a una maggiore capacità di resistere alle condizioni climatiche e ai parassiti sia a una resa produttiva superiore. 

La produzione e il consumo di caffè nel mondo

La produzione di caffè verde è complessivamente molto concentrata: il 72,7% del totale è coperto dai primi cinque Paesi produttori al mondo (il 53,7% è in capo ai primi due). Il 57,7% dei produttori mondiali proviene da Centro e Sud America, il 30,8% da Asia e Oceania, il resto dall’Africa. Il Brasile è il primo produttore globale (34,8% del totale), è leader nella produzione di Arabica ed è al secondo posto per la Robusta. Il Vietnam è secondo nella produzione globale ed è leader per la qualità Robusta. Questi numeri ci dicono che la maggior parte dei consumi di caffè avviene lontano dalle zone di produzione. Tra i luoghi di solo consumo, svetta l’Europa con il 31,7% del totale, davanti al Nord America (18,7%). Riguardo alle aree di che sono al contempo di produzione e di consumo, guidano Asia/Oceania con il 23,9%, quindi America centro-meridionale (18,8%) e Africa (6,9%). La lontananza tra i luoghi di produzione e i principali luoghi di consumo favorisce gli scambi internazionali, che interessano il 70% del caffè mondiale. Nel 2021, gli scambi hanno toccato quota 29,2 miliardi di euro.

Il caffè in Italia

L'Italia ricopre un ruolo importante, prima di tutto come Paese consumatore. Il nostro Paese, infatti, è al settimo posto con 5,2 milioni di sacchi annui. Un consumo che equivale a circa 95 milioni di tazzine di caffè bevute ogni giorno, vale a dire una media di 1,6 pro capite. In Italia, nonostante la diffusa abitudine del caffè al bar, il consumo domestico rappresenta l'82% del totale, percentuale più alta di quella europea (79%). "Sebbene in Italia il caffè macinato in sacchetti  - si legge nell'indagine di Area Studi Mediobanca - resti il preferito con il 73,6% dei volumi totali venduti nella GDO, cialde e capsule vi incidono per il 16,2% e rappresentano il segmento maggiormente dinamico (+18,8% tra il 2020 e il 2021). Ciò anche grazie alla diffusione delle capsule compatibili. Gli altri formati (in grani e solubile) sono meno apprezzati nel nostro Paese". Il prezzo medio di vendita nella GDO italiana è pari a 12,1 euro al kg. Il caffè in Italia ha un costo del 50% superiore ai principali Paesi consumatori. Ma questo non sembra essere un fattore determinante: il rito del caffè, infatti è irrinunciabile e profondamente radicato nel nostro Paese.

I torrefattori italiani: le eccellenze del Meridione

Il fatturato non consolidato delle imprese italiane è stimato in 4,5 miliardi di euro, dietro ai francesi (7,2 miliardi), ma davanti a tedeschi (4,2) e spagnoli (3,5). Non solo: la dimensione della nostra torrefazione si abbina a performance economiche lusinghiere. Tutto ciò, nonostante il tessuto produttivo italiano sia molto frammentato. In Italia, infatti, sono attive poco meno di mille torrefazioni, localizzate in gran parte nel Mezzogiorno (31,3% del totale) e nel Nord Ovest (27,3%). La grande produzione italiana si traduce in un’intensa attività di vendita all’estero. Nel 2021 il nostro Paese è sesto esportatore mondiale con 1,8 miliardi di euro (6,1% del totale mondiale) e primo per quantità di caffè torrefatto. Nell'UE, l’Italia è il secondo esportatore alle spalle della Germania. Come riporta l'analisi, le 49 imprese italiane "con giro d’affari superiore a 10 milioni di euro, nel 2021, hanno fatturato 5,8 miliardi di euro". Tra il 2019 e il 2021 il giro d’affari complessivo ha registrato una crescita media annua dell’1%. Nello stesso triennio, si è registrata la grande crescita delle imprese del Sud e delle Isole (+8,8% medio annuo), Queste hanno superato le performance di quelle del Nord Ovest (+2,3%), mentre le restanti aree del Paese rimangono arretrate rispetto al giro d’affari del 2019. 

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